Sempre sul tema della riforma della scuola, che ci teniamo a ribadirlo, è una marcia continua verso il baratro da Berlinguer in avanti, proponiamo l'editoriale di Nature sull'argomento, uscito il 15 Ottobre e tradotto da un ignoto eroe. Se arrivate fino in fondo troverete una sorpresa dopo l'articolo.
Buona lettura!

Tagli "mozzafiato"

Tentando di potenziare la propria sofferente economia, il governo italiano si sta concentrando su obbiettivi facili, ma sciocchi.

E' un periodo oscuro e rabbioso per gli scienziati taliani, trovandosi di fronte un governo che opera con la sua particolare filosofia del taglio delle spese. La scorsa settimana, decine di migliaia di ricercatori sono scesi in strada per testimoniare la propria opposizione contro una legge progettata per controllare la spesa pubblica. Se passasse, come ci si aspetta, la legge si occuperebbe di quasi 2000 ricercatori precari, i quali sono la spina dorsale degli istituti di ricerca (spesso sotto organico) - e circa la metà di coloro che già sono stati scelti per un lavoro permanente.
Nonostante gli scienziati stessero marciando, il governo di centro-destra di Silvio Berlusconi, il quale ha preso il potere in Maggio, ha decretato che il budget dell'università e della ricerca potrebbero essere usati come fondi per puntellare le banche e gli istituti creditizi italiani. Questa non è la prima volta che Berlusconi ha preso di mira l'università. In Agosto, ha firmato un decreto che taglia il budget dell'università del 10% e permette di riempire solo una posizione accademica vacante su cinque. Esso permette anche alle università di essere convertite in fondazioni prvate per ottenere altri fondi. Visto il clima attuale, i rettori credono che questo venga usato per giustificare ulteriori tagli al budget e che alla fine li costringerà a chiudere corsi con scarso valore commerciale, come quelli classici, o addirittura la scienza di base. Dato che questa "bomba" ha colpito all'inizio delle vacanze estive, le sue implicazioni sono state pienamente riconosciute adesso - troppo tardi, dato che il decreto viene adesso trasformato in legge.
Nel frattempo, il ministro dell'educazione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, è rimasta silenziosa su tutti i temi relativi al suo ministero con l'eccezione delle scuole secondarie, ed ha permesso grandi e distruttive decisioni da portare avanti senza sollevare obiezioni. Ha rifiutato di incontrare scienziati e accademici per ascoltare le loro preoccupazioni, o spiegare loro le politiche che sembrano richiedere il loro sacrificio. E ha fallito nel delegare ad un sottosegretario l'occuparsi di queste questioni in sua vece.
Le organizzazioni scientifiche colpite dalla legge sulla spesa pubblica sono invece stati ricevuti dall'autore della legge, Renato Brunetta, ministro della funzione pubblica e dell'innovazione. Brunetta sostiene che poco può essere fatto per fermare o cambiare la legge - nonostante sia ancora discussa nelle commissioni, e debba essere ancora votata nelle due camere. In un'intervista, Brunetta ha paragonato i ricercatori a "capitani di ventura", dicendo che dare loro posizioni permanenti sarebbe come "ucciderli un pò". Questo è un'incomprensione di cosa i ricercatori gli hanno spiegato - che la ricerca di ogni paese ha bisogno di un sano rapporto fra personale permanente e temporaneo, con i secondi (come i post-dottorati) che si spostano fra laboratori di ricerca solidi e ben equipaggiati. In italia questo rapporto è diventato molto cattivo.
Il governo Berlusconi potrebbe credere che misure draconiane siano necessarie, ma i suoi attacchi alla ricerca di base sono sciocchi e di corte vedute. Il governo ha trattato la ricerca come l'ennesima spesa da tagliare, mentre in realtà è migliore vederla come un investimento per la costruzione di un'economia della conoscenza del 21° secolo. In verità, l'italia ha già abbracciato questo principio firmando l'agenda europea di Lisbona del 2000, dove gli stati membri promettono di aumentare i propri budget di ricerca e sviluppo fino al 3% del prodotto interno lordo. L'italia, un paese del G8, ha una delle più basse spese in R&D (ricerca e sviluppo) del gruppo - a malapena l'1,1%, meno della metà di quello di paesi simili come la francia o la germania.
Il governo ha bisogno di pensare meno a guadagni di breve periodo utilizzando un sistema di decreti resi facili da ministri che si lamentano. Se vuole preparare un futuro realistico per l'italia, come dovrebbe, non dovrebbe oziosamente far riferimento al lontano passato, ma capire come la ricerca funziona attualmente in europa.

Mi sembra chiaro che ci troviamo davanti al solito caso di stampa comunista e disfattista: questa tesi è così vecchia e ammuffita che non fa più ridere ma fa solo rabbia.
Per voi coraggiosi discepoli che siete riusciti a sopravvivere a questa approssimativa traduzione, vi regaliamo il video del flash mob organizzato a Firenze qualche giorno fa.

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Diffondete il verbo cari discepoli.