Bamako - II
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By Grandesacchetto
21/08/2008
Tornare verso Bamako dopo due settimane di immersione nella campagna maliana fa uno strano effetto: mentre all'arrivo eravamo spauriti, sconvolti dall'afa, terrorizzati dalle zanzare e dagli sguardi curiosi al ritorno pensiamo quasi di essere in un'altra città. Ci muoviamo nella generale indifferenza, dato che qui i turisti sono tanti; l'unico posto dove questo non accade è il mercato. Qui i ruoli sono prestabiliti e l'incauto turista fa presto a finire i pochi soldi destinati a fare qualche regalo; si instaura un buffo gioco di ruolo che chi ha visitato i paesi arabi conosce bene, con le sue menzogne e i suoi trucchi più o meno velati. Se il turista non perde la pazienza e tiene testa al commerciante alla fine potrebbe ricevere un piccolo regalo come riconoscimento della propria abilità a mercanteggiare.
Più difficile è trovare un oggetto non turistico, come un ventaglio o un bracere per fare un tè all'africana. L'unico modo per riuscire nell'impresa è chiedere in giro, con la difficoltà aggiuntiva di non sapere il francese. Grazie all'uso sapiente del linguaggio dei segni, faccio capire ad un gruppetto di uomini intenti a rilassarsi che cerco un ventaglio: in men che non si dica uno di loro scatta a passo svelto chissà dove, mentre io vengo fatto accomodare, mi viene offerto un bicchiere di tè e messo in mano un libro per imparare il Bambarà. Dopo pochi minuti mi ritrovo in mano cinque ventagli al costo di venti centesimi di euro l'uno: mi premuro di lasciare la mancia e ringrazio per la gentilezza.
Stanchi dal viaggio in autobus passiamo la giornata alla maison d'accueil facendo la conoscenza con un robusto spagnolo che ha deciso di girare da solo l'Africa in bici; da una rapida occhiata ci accorgiamo che ha delle brutte piaghette sulle gambe e dopo cena i più esperti del gruppo gli evitano una brutta fine. Il ragazzo sembra provato dal lungo e spesso solitario viaggio: il mistero più grande rimane come abbia fatto a farsi capire parlando solo spagnolo e tre parole di inglese. Quello che è certo è che se si vuole le frontiere si passano senza troppa difficoltà, basta passare per il fiume.
Per finire in bellezza il nostro viaggio, uno dei taxi che prendiamo per l'aeroporto ci fa fare il giro panoramico per Bamako; non tanto per farci apprezzare un'ultima volta la periferia africana, quanto per scappare dalla polizia che chissà perché non gradisce che 5 persone più il conducente possano salire su un taxi. Per non far trasparire la tensione lanciamo un ultimo sguardo allo sconfinato Niger.
L'ultima immagine prima di decollare è l'hostess che irrora i bagagli a mano con un insetticida contro le zanzare della malaria.
Bentornati in Europa.
Questo chiude il racconto del nostro inviato in Africa. Per chi ha avuto la costanza di leggere fino ad ora regaliamo qualche curiosità e notizia spuria.
Telefoni in Mali:
Una delle attività commerciali più gettonate del Mali è la cabina telefonica: la si trova in tutti i villaggi. Non è dato sapere quanto sia ancora redditizia, dato che da qualche tempo quasi tutti i villaggi hanno un bel ripetitore per i telefoni cellulari; alcuni sono addirittura alimentati con pannelli solarie fa una stranissima impressione vederli in villaggi molto poveri. Il telefonino è diffuso quanto la dannata coca-cola e si trovano ricariche da poco più di un euro. Forse dovrebbero adottarle anche in Italia per la gioia degli studenti in bolletta.
Tutti in moto:
A dimostrazione del recente periodo di crescita dell'Africa, in città molti si comprano la moto: o meglio LA moto, visto che tutti prendono lo stesso modello. Prezzo poco più di mille euro. Se riuscissi a trovarne traccia su internet ci farei un pensierino, anche perché ogni modello ha un disegno diverso sulla carrozzeria.
Lariam-trip:
Per cercare di proteggersi almeno un pò dalla malaria si possono prendere due farmaci: il Lariam (gratuito) e il Malarone (costosissimo). Il primo ha il pregio di doverlo assumere solo una volta a settimana ma ha la fastidiosa tendenza a dare dei brutti effetti collaterali. Capita infatti di fare incubi vividi e spaventosi che lasciano il malcapitato coi nervi a pezzi per tutta la giornata. Se vi capita di prenderlo e sognate che la terra viene conquistata da broccoli viola a suon di bombe atomiche sappiate che non siete stati i soli.
Bus stop:
I viaggi in autobus in Africa sono talmente confortevoli che non dovrete neppure fermarvi all'auotgrill: ogni venti minuti circa il bus si fermerà per far salire a bordo donne di tutte le età che vi offriranno uova, ortaggi, frittelle e altre prelibatezze. Per il resto cercate di pagare il biglietto o potreste finire sul tetto insieme alle capre.
Più difficile è trovare un oggetto non turistico, come un ventaglio o un bracere per fare un tè all'africana. L'unico modo per riuscire nell'impresa è chiedere in giro, con la difficoltà aggiuntiva di non sapere il francese. Grazie all'uso sapiente del linguaggio dei segni, faccio capire ad un gruppetto di uomini intenti a rilassarsi che cerco un ventaglio: in men che non si dica uno di loro scatta a passo svelto chissà dove, mentre io vengo fatto accomodare, mi viene offerto un bicchiere di tè e messo in mano un libro per imparare il Bambarà. Dopo pochi minuti mi ritrovo in mano cinque ventagli al costo di venti centesimi di euro l'uno: mi premuro di lasciare la mancia e ringrazio per la gentilezza.
Stanchi dal viaggio in autobus passiamo la giornata alla maison d'accueil facendo la conoscenza con un robusto spagnolo che ha deciso di girare da solo l'Africa in bici; da una rapida occhiata ci accorgiamo che ha delle brutte piaghette sulle gambe e dopo cena i più esperti del gruppo gli evitano una brutta fine. Il ragazzo sembra provato dal lungo e spesso solitario viaggio: il mistero più grande rimane come abbia fatto a farsi capire parlando solo spagnolo e tre parole di inglese. Quello che è certo è che se si vuole le frontiere si passano senza troppa difficoltà, basta passare per il fiume.
Per finire in bellezza il nostro viaggio, uno dei taxi che prendiamo per l'aeroporto ci fa fare il giro panoramico per Bamako; non tanto per farci apprezzare un'ultima volta la periferia africana, quanto per scappare dalla polizia che chissà perché non gradisce che 5 persone più il conducente possano salire su un taxi. Per non far trasparire la tensione lanciamo un ultimo sguardo allo sconfinato Niger.
L'ultima immagine prima di decollare è l'hostess che irrora i bagagli a mano con un insetticida contro le zanzare della malaria.
Bentornati in Europa.
Questo chiude il racconto del nostro inviato in Africa. Per chi ha avuto la costanza di leggere fino ad ora regaliamo qualche curiosità e notizia spuria.
Telefoni in Mali:
Una delle attività commerciali più gettonate del Mali è la cabina telefonica: la si trova in tutti i villaggi. Non è dato sapere quanto sia ancora redditizia, dato che da qualche tempo quasi tutti i villaggi hanno un bel ripetitore per i telefoni cellulari; alcuni sono addirittura alimentati con pannelli solarie fa una stranissima impressione vederli in villaggi molto poveri. Il telefonino è diffuso quanto la dannata coca-cola e si trovano ricariche da poco più di un euro. Forse dovrebbero adottarle anche in Italia per la gioia degli studenti in bolletta.
Tutti in moto:
A dimostrazione del recente periodo di crescita dell'Africa, in città molti si comprano la moto: o meglio LA moto, visto che tutti prendono lo stesso modello. Prezzo poco più di mille euro. Se riuscissi a trovarne traccia su internet ci farei un pensierino, anche perché ogni modello ha un disegno diverso sulla carrozzeria.
Lariam-trip:
Per cercare di proteggersi almeno un pò dalla malaria si possono prendere due farmaci: il Lariam (gratuito) e il Malarone (costosissimo). Il primo ha il pregio di doverlo assumere solo una volta a settimana ma ha la fastidiosa tendenza a dare dei brutti effetti collaterali. Capita infatti di fare incubi vividi e spaventosi che lasciano il malcapitato coi nervi a pezzi per tutta la giornata. Se vi capita di prenderlo e sognate che la terra viene conquistata da broccoli viola a suon di bombe atomiche sappiate che non siete stati i soli.
Bus stop:
I viaggi in autobus in Africa sono talmente confortevoli che non dovrete neppure fermarvi all'auotgrill: ogni venti minuti circa il bus si fermerà per far salire a bordo donne di tutte le età che vi offriranno uova, ortaggi, frittelle e altre prelibatezze. Per il resto cercate di pagare il biglietto o potreste finire sul tetto insieme alle capre.
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