Mi ricordo quando ero un assiduo lettore de "Il Manifesto".
Mi ricordo che ritagliavo le immagini piu' belle, perche' al Manifesto sceglievano sempre le migliori dalle varie agenzie. Ho ancora molti ritagli da parte e quando ho voglia mi piace scorrerli o prenderne qualcuno per fare un collage o un biglietto; l'ho fatto anche qualche giorno fa, senza un motivo preciso e mi sono imbattuto in un ritaglio un po' particolare, diverso dagli altri.

E allora mi sono ricordato.
Mi ricordo che mi fermai a osservare la foto, la dolcezza che traspariva dagli occhi della ragazza bionda, sentendo un vago senso di inquietudine, il presagio di cio' che avrei letto nell'articolo; infatti non mi sbagliai. La ragazza Marla Ruzicka, era morta in Iraq per colpa di un'autobomba; la parte peggiore pero' fu lo scoprire cosa ci facesse laggiu', ovvero occuparsi di far avere un risarcimento alle famiglie dei civili caduti troppo spesso sotto il "fuoco amico", una moderna battaglia contro i mulini a vento.
Mi ricordo che provai due sentimenti, quasi opposti: da un lato la tristezza nel vedere una donna cosi' bella e dolce morire e chiedersi il perche' fra tutti toccasse proprio a lei, dall'altro, ovviamente, la vergogna per averlo pensato, quasi come se gli altri, magari meno belli d'aspetto, se lo meritassero in qualche modo. Mi sento in colpa anche ora, perche' scrivo di Marla invece che di Enzo (Baldoni), che ho avuto modo di conoscere meglio attraverso i suoi scritti; chi meglio di lui meriterebbe di essere conosciuto e ricordato? Forse e' vero che a volte siamo piu' superficiali, badiamo alle sensazioni piu' spontanee o forse e' soltanto lo stupore, lo shock di vedere una foto cosi' abbinata alla notizia di un attentato.
Comunque sia, adesso sapete anche voi chi era Marla Ruzicka e magari sarete piu' stupiti di me, ora che della guerra in Iraq non e' rimasto piu' nemmeno l'apparato ideologico: solo macerie, morti inutili e ritagli di giornale.