Mi ricordo la camera oscura.
Mi ricordo la prima camera oscura alle scuole medie e le ore di lezione perse perché dovevamo sviluppare chissà quali foto.
Mi ricordo che ero contento perché almeno potevo passare del tempo con la ragazza che mi piaceva (e che ovviamente non mi filava). Non riesco a ricordare nemmeno una delle foto scattate in quel periodo, ma solo la sensazione di stare al buio con lei e il dolce imbarazzo nel sentire le battutine dei compagni una volta tornati in classe.
Mi ricordo la seconda camera oscura pagata facendo la maschera al multisala.
Mi ricordo di averla allestita in garage, un posto gelido d'inverno, afoso e infestato da zanzare d'estate.
Mi ricordo che nonstante avessi fissato dei teli neri alle finestrelle un pò di luce filtrava comunque; ricordo lo stupore nel constatare che questa luce non sortiva alcun effetto sulla carta fotografica.
Mi ricordo il bellissimo ingranditore comprato su ebay, la luce rossa, i pacchi di costosissima carta e l'odore chimico dei reagenti.
Mi ricordo la sporcizia ai limiti del tossico del cassetto con i prodotti chimici e il bisogno continuo di lavarsi via dalle mani le gocce di liquido di sviluppo.
Mi ricordo le cassette di heavy-metal per passare le lunghe ore in solitudine.
Mi ricordo le urla di avvertimento quando mio fratello o mio padre tornavano e volevano parcheggiare, rischiando di aprire proprio sul più bello e rovinare un prezioso foglio di carta.
Mi ricordo la frustrazione per i graffi sui negativi, per i fogli messi storti sul ripiano, per i granelli di calcare che facevano venire i puntini bianchi sulle foto.
Mi ricordo i provini, i ritagli di prova e le stampe messe ad asciugare sui fili dei panni.
Mi ricordo la sensazione di passare la mano su una stampa ben fatta e provare soddisfazione.
Mi ricordo com'era usare il focometro e vedere distintamente la grana di una pellicola a 3200 ASA.
Mi ricordo i negativi che si accumulavano e il tempo che non bastava mai per stampare tutte le foto.
Mi ricordo il giorno in ui comprai lo scanner per i negativi e in cui iniziai pian piano a dimenticare cosa vuol dire passare la nottata cullati dalla luce rossa, dagli Iron Maiden e dal sapore di sostanze chimiche.

Magari un giorno ci torno.