10/08/08
Koutiala, piu' che una citta' sembra una macchia d'olio stesa sulla pianura: se la strada asfaltata e' larga abbastanza solo per una macchina e mezzo, le strade sterrate sono larghissime e vanno a perdita d'occhio. Per contro, la zona del mercato e' un intricato dedalo di strette stradine liquamose e afose; le bancarelle nella maggior parte dei casi sono messe sotto un tetto di legni intrecciati e sostenuti da quattro pali. Alcuni banchi sono abbondanti e colorati di frutta, arachidi (tantissime) e pannocchie abbrustolite, mentre altri consistono unicamente in una manciata di pomodori, per meta' marciti; altro discorso per la zona "macelleria", dove ci sono banchi strabuzzanti carne con una colorazione dal rosso vivo al bluastro, con una fitta coltre di mosche, impenetrabile come una giungla.
Una cosa accomuna tutti questi banchi, come pure quelli lungo la strada asfaltata: l'apparente assenza di clienti. Anzi, pare che nell'intera citta' l'unica occupazione sia il provare a vendere qualcosa, dal tubero alla bottiglia da 1,5 litri di benzina: a giudicare da quel che ho visto, con scarso successo un po per tutti. Viene da chiedersi come abbiano fatto i proprietari delle tre villette bianche lungo la strada ad arricchirsi e comprarsi anche la parabola, chissa' che non siano i furbetti di Koutiala.
Tornando al mercato, si note come anche una comparazione dei prezzi puo' spiegare tante cose: i prodotti piu' occidentali, come l'acqua in bottiglia, il latte in polvere, i biscotti costino molto. Il costo del necessario per fare colazione e per bere puo' arrivare anche fino a 20 euro; il pane, le patate e le banane invece costano molto meno e raramente si spende piu' di un euro. Il fatto che prodotti come il latte in polvere siano cosi' costosi e utilizzati spesso come soluzione della malnutrizione sembra abbia convinto qualche membro del mondo delle ONG ad utilizzari altri approcci: e' il caso di L., ragazza piemontese che conduce un programma nei villaggi che consiste nel migliorare la qualita' dell'alimentazione (specialmente dei bambini) usando semplicemente frutta e ortaggi gia' presenti nell'agricoltura locale. Tutto molto bello in teoria e per larga parte anche in pratica, nonostante le difficolta', fra la diffidenza del villaggio, le tradizioni che impongono ruoli poco flessibili e non ultimo il dubbio sottile che un occidentale abbia poco diritto di imporre agli altri alcunche', sentimento che aiuta a mettere molte cose, ma non tutte, in proporzione.